... In alcuni è il particolare a farsi paesaggio, in altri la profondità è tale che la luce inverte il rapporto tra il sopra e il sotto, tra il punto d'appoggio e il volo dello sguardo.  In altri la luce stessa esplode o scompare, dilatando gli spazi o esaltando i contrasti. Idealmente prendiamo le mosse da un paesaggio romano, uno scorcio del foro, che pare avere ben poco a che fare con le altre esperienze.  Tuttavia in basso, tra i ciottoli sparsi sul terreno, ci sono brani di un modo di narrare che verrà sviluppato molto più tardi.  Idealmente concludiamo con un paesaggio scuro, rarefatto, incorniciato in una sorta di finestra.  Una delle ultime tele in ordine di tempo.   L'orizzonte è molto diverso, si sente l'esperienza di decenni di ricerca trascorsi su altri sentieri, eppure i toni sono quelli di alcune paludi, di alcuni scorci degli anni Cinquanta e Sessanta. Come se la constatazione del tempo fosse in lui costretta, quasi superflua necessità, a piegarsi all'incondizionato amore per il colore.

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