Io credo che l'imprevedibilità, se non elemento fondamentale della creatività artistica, ne sia però una componente di notevole valore, e per l' impegno che presuppone nell' artista -di intuizione, prima, ma anche di ricerca e di scoperta -e per la continua apertura che essa offre verso tutte le possibilità, tutti gli approdi. E' tuttavia la componente primaria della disponibilità -che magari talvolta può essere soltanto incertezza, continua alternativa, ma anche continua scelta, continuo scandaglio di sè (artista), dei propri mezzi, e delle cose, e dell' “altro ", insomma, fuori dell'artista stesso -sempre che non sia frutto dell'estemporaneità, o del volontarismo inventivo.

E', questa, a mio avviso, l' argomentazione più pertinente, ed anche persuasiva, che si pone nell'introdurre la mostra di “collages " di Giorgio Spada, dal momento che essa cade proprio in una fase che io ritengo determinante dell'arte di questo pittore.

Certo, nel caso Spada l' imprevedibilità ha raggiunto l'estrema rottura, persin clamorosa, delle forme ereditate e condotte avanti in un clima di conservazione -pur se l' elemento panico appariva innovatore - che in fondo era anche smisurato rispetto degli insegnamenti accademici e della tradizione, tuttora saldamente radicata, quest' ultima, nel tenace terreno della provincia italiana. Ma la rottura è avvenuta, seppure in modo meno sensibile, anche nell' ambito dell' immaginativa, nel senso che i “collages “ hanno superato -e non si sa se per imposizione del mezzo tecnico, che potrebbe anche essere limitativo, ma non credo, oppure per quella più disinvolta ed ampia articolazione che la novità del mezzo comporta verso l'inedito, l'inesperimentato, e forse siamo qui più nel vero - il timore dell'oggettività visuale, come rappresentazione che può anche rinunciare all' allusività, per affrontare con un discorso diretto l'immagine. Del resto doveva accadere -di sperimentare d' urto contro tutto quanto era stato il mondo di immagini ormai perfino consuete ed anche usurate che egli aveva conquistato in lunghi anni, partendo da canoni al limite dell' ovvio, e violentando dal di dentro, fino a tentarne una nuova significazione, non di rado peraltro raggiunta -ad un artista che si matura alla ricerca dei moventi e delle ragioni evolutive delle cose, ma soprattutto che ha occhi attenti al progredire, all'aggiornarsi della cultura.

Senza dubbio non siamo in presenza di una conquista definitiva: a mio avviso si tratta piuttosto di un'apertura estremamente coraggiosa; ma non soltanto di questo, se è vero che la conquista più interessante, piuttosto, è proprio quella di una poeticità non più ambigua, non più al limite del compromesso, ma spinta avanti, ora, con la forza della chiarezza, talvolta persino della proclamazione.

La rivolta che proponeva Giorgio Spada, dal di dentro cioè della sua visione e delle forme consuete, ha trovato la via della rinuncia ai moduli conquistati, per riproporre tutto alla discussione, alla ricerca, ad una sorta di sperimentazione. Perché i collages che egli produce, pur se cresciuti su una matrice ormai storicizzata nel processo della cultura dell' ultimo cinquantennio, presentano una loro fisionomia singolare. Le analogie con certe emblematicità totemiche, lo spunto composito di talune immagini, persin compiaciute della loro stessa scoperta e significazione -con tutti quei valori, anche poetici, che tuttavia in essi trovano vita ed espansione -sono nient' altro che il recupero occasionale, e perciò provvisorio, forse connaturato al mezzo espressivo recentemente conquistato, di civiltà meno consuete, perché lontane, dalle quali è più facile avere pronto un immediato risultato poetico, che dia un senso alla sperimentazione.

Ma la nuova ricerca di Giorgio Spada non ha approdi prevedibili, così come forse non è definitivo il mezzo espressivo, anche se tecnicamente resisterà nel tempo ed alle prove future.

Appare chiaro però subito che, mentre fino a ieri la natura rimaneva il modello base per la ricerca pittorica di un discorso poetico sull'umanità, oggi lo scandaglio viene portato per altre vie, sul vivo dell'esistenza dell' uomo, se non della realtà: l' analogia non si presta più alla ambiguità, ma assume il suo ruolo; l' allusione ha acquistato una sua scansione, la metafora non si propone come sottinteso, ma rafforza il discorso con chiare trasposizioni di significati. Siamo quindi in presenza di una lucidità inventiva e linguistica, che potrà anche indulgere, nelle pieghe e nei panneggi del preziosismo, ma affronta allo scoperto, fuor della trincea, l' urto del discorso realistico, vuoi che sia volto su tematiche esistenziali o psicologiche o persino sociali, con l'unico patto però che siano tradotte in termini di poesia.

Forse la lettura di queste ultime opere di Giorgio Spada si sarà resa più difficile, ma sono anche certamente problematici i presupposti del discorso che esse fanno. Un discorso estremamente impegnativo, ma quanto più vero! Il discorso che in fondo l' arte ha sempre fatto in rapporto con il proprio tempo.

 

Marcello Azzolini