Nel dicembre 1973, presentando una collettiva
a sei alla Galleria Permanente di Cesena, Raffaele De Grada individuava quella
che secondo lui sarebbe stata la naturale evoluzione della pittura di Giorgio :
“... ci dà
atmosfere filtrate, assai nostalgiche di una vita che si sta spegnendo in gruppi
di foglie e tovaglie ... sempre con la tentazione dell’ “informale” che aleggia
dentro, come spiritello suadente”.
Nel luglio del 1990 in un’intervista rilasciata a Davide Argnani si legge : Ci si illude di semplificare le cose o di trovare il mondo e poterlo mettere dentro a un “pezzo” ; poi alla fine ti accorgi che le cose più elementari sono quelle che contano di più e quindi, pian piano, non fai altro che cercare, semplificare o rendere, insomma, più essenziale quello che fai. Questa è la ricerca vera perché non esiste un soggetto che non si possa trattare.
La sua pittura si stava avvicinando sempre più a quella forma, appunto, essenziale che lo portava ad operare ad un passo dal realismo e ad un passo dall’informale.
alcune opere ...
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