"La rivolta che proponeva Giorgio Spada, dal di dentro cioè della sua visione e delle forme consuete, ha trovato la via della rinuncia ai moduli conquistati, per riproporre tutto alla discussione, alla ricerca, ad una sorta di sperimentazione. Perché i collages che egli produce, pur se cresciuti su una matrice ormai storicizzata nel processo della cultura dell' ultimo cinquantennio, presentano una loro fisionomia singolare. Le analogie con certe emblematicità totemiche, lo spunto composito di talune immagini, persin compiaciute della loro stessa scoperta e significazione -con tutti quei valori, anche poetici, che tuttavia in essi trovano vita ed espansione -sono nient' altro che il recupero occasionale, e perciò provvisorio, forse connaturato al mezzo espressivo recentemente conquistato, di civiltà meno consuete, perché lontane, dalle quali è più facile avere pronto un immediato risultato poetico, che dia un senso alla sperimentazione."    Marcello Azzolini, 1966

     

"La presenza di acqueforti accanto ad un solo quadro può sembrare una ingiustificata evasione nel contesto della nostra mostra. Non ho rifiutato la pittura.  Sono però stato affascinato da questa nuova esperienza espressiva e non si è trattato soltanto di un apprendimento tecnico.  Mi pare invece d’aver messo a punto una mia nuova dimensione, anche per i quadri di domani.
Ho riallacciato altri fili col mondo che mi è sempre stato congeniale e proprio la necessità del “filo dell’incisione” mi ha aperto uno spiraglio che reputo se non nuovo (ma che cosa è veramente nuovo ?) certo importante nella mia storia di uomo-pittore.  In ogni caso posso affermare che la scoperta dell’acquaforte mi ha costretto a rifare molti conti con me stesso e coi miei miti e questo, per il momento, è il mio risultato."     
Giorgio Spada, 1968